Era un sabato della primavera di quest’anno, in uno dei periodi di lavoro più intensi della mia vita.
Ero nello studio di casa, a lavorare, e Andrea mi si è avvicinato dicendo: “Papà, se domani non devi lavorare, possiamo giocare con i lego insieme?”
Prima che io potessi rispondere qualsiasi cosa, Marco, che era lì accanto, gli fa: “Certo che deve lavorare”.
Non so come ho fatto a non piangere lì davanti a loro, ma dentro ho sentito montare una rabbia e una tristezza che mi hanno convinto definitivamente che qualcosa della mia vita andava profondamente cambiato.
Quell’episodio è stato determinante per intraprendere una strada a cui già stavo pensando da parecchio tempo, e che non avevo mai avuto il coraggio di imboccare.
Stare più tempo con i miei figli e mia moglie, avere anche più tempo per me, poter trascorrere un fine settimana senza l’ansia di “dover fare” per riuscire a fatturare.
E poi concretizzare una crescita tecnica sulla quale sto lavorando da anni, vedere progetti più grandi in team più grandi, avere l’opportunità di crescere in un ambiente e con modalità a me completamente sconosciute.
Per questi motivi, dopo più di 13 anni, ho deciso di lasciare l’azienda che ho co-fondato, e che negli anni mi ha dato tante soddisfazioni, mi ha fatto lavorare con persone fantastiche e mi ha permesso di offrire i miei servizi a clienti interessanti e stimolanti. Mi ha cresciuto sotto tanti punti di vista, ma forse ha sacrificato troppo la parte più vera di me, quella che vuole creare software.
Da domani si comincia un nuovo lavoro, in una nuova azienda, in una nuova modalità. Non più imprenditore o libero professionista, ma dipendente, e riuscire a vivere serenamente questo ruolo che non ho (quasi) mai ricoperto è forse la sfida più grande. Ma sono certo che sarà presto superata dalle sfide tecniche e organizzative che mi aspettano, e che certamente attireranno la mia attenzione più di quanto possa farlo il dover timbrare un cartellino.
Domani si comincia una nuova vita, alla ricerca di un equilibrio più sano, di una serenità che merito come chiunque altro, di una crescita che coltivo da anni.
E chissà che il futuro non riservi qualche altra sorpresa perché, in fin dei conti, “chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza”.
E ora, let’s doing it.