Quando hanno approvato la manovra finanziaria, piena di tasse nuove e tagli ridicoli, la prima sensazione che ho provato è stata rabbia. Rabbia soprattutto per l’IVA al 21%, che voleva dire non solo +1% sui prezzi, ma un incremento del 3-7% per effetto dei nuovi arrotondamenti. Un vero e proprio salasso per i consumatori, per le famiglie che già non riescono ad arrivare a fine mese. Un salasso per tutti noi.
Ma poi alla rabbia è subentrata la preoccupazione: aumentare l’IVA non è la solita mossa di alzare una tassetta seminascosta di cui non ci si accorge immediatamente, ma solo a fine anno. Aumentare l’IVA vuol dire andare in maniera immediata e diretta a colpire tutti: è una delle mosse più impopolari che un governo possa fare. E’ chiaro a tutti, persino a quegli incompetenti che ci governano in questo momento.
E’ evidente quindi che se l’hanno fatto le cose sono davvero complicate. E’ chiaro anche all’opposizione che ovviamente ha cavalcato l’evento con “più tasse per tutti” ma che nella medesima situazione avrebbe fatto lo stesso (qualcuno potrebbe obiettare che con l’opposizione non saremmo arrivati a questo punto, ma io non vedo Merkel dalle nostre parti).
Ma il punto è che ho cominciato a preoccuparmi. E ho cominciato a voler credere persino a quello che mi dicevano. Del tipo che grazie a questa manovra avremmo raggiunto il pareggio nel 2013. Ecco, quando ho sentito questa affermazione, ho pensato a una sorta di senso di responsabilità. Va bene, siamo nei casini, adesso vediamo come uscirne. Facciamo ognuno la sua parte, e usciamone.
La stessa cosa che penserebbe un padre che scopre che il figlio ha preso la macchina senza permesso solo perché ha tamponato un’altra auto: si incazzerebbe, sarebbe deluso, ma poi prenderebbe in mano la situazione e farebbe la sua parte per risolvere il problema. Pagherebbe l’altro automobilista, riparerebbe la sua auto ma poi farebbe modo che il figlio capisca veramente la cazzata che ha fatto.
E allora va bene, facciamo la nostra parte. Paghiamo l’IVA al 21, e il 60% di IPT in più. Facciamo ancora sacrifici. Lo so, non è giusto. Non è colpa nostra e forse non ce lo meritiamo. Ma ormai è così, dobbiamo fare la nostra parte per evitare danni peggiori. E sperare che il pareggio del bilancio nel 2013 non sia un’altra fanfaronata.
Ma questo non vuol dire subire passivamente. Fare la propria parte vuol dire prendere responsabilmente il timone della situazione, risolverla, e anche fare in modo che non accada più in futuro. Per cui facciamo i nostri sacrifici, ma facciamo anche capire ai fanfaroni che occupano tutto l’emiciclo parlamentare che non ne possiamo più di pagare i loro danni, di coprire i loro debiti.
La prossima volta che andate a votare, ricordate dove ci hanno portati quelli che adesso urlano da una parte e dall’altra.
La prossima volta che vi promettono qualcosa, pensate a quanto vi faranno pagare ciò che vi stanno promettendo.
Facciamo la nostra parte: paghiamo e facciamo capire realmente che non ne possiamo più.